Dal sito www.storiedisuccesso.eu
L’anno nero è stato il 2013 quando in Italia il consumo di pesce fresco ha registrato in valore un calo secco del 20%. È stata solo l’ennesima spallata: nel giro di trent’anni la flotta dei pescherecci che gettano le reti al largo dei nostri 8 mila chilometri di costa si è ridotta del 35% e si sono persi 18 mila posti di lavoro. Eppure la perdurante crisi del settore ittico non sta impedendo alla Mavi Pesca di crescere ed espandersi.
La Mavi Pesca è nata nelle campagne attraversate dal Po in cui, nell’immediato dopoguerra, venne girato “Riso amaro” con Silvana Mangano nei panni di una procace mondina. Nelle risaie un tempo per combattere i parassiti vi facevano sguazzare carpe e tinche. Fra fiume e risaie, non mancava insomma la materia prima per avviare un’attività commerciale di specie ittiche. E Nereo Zanforlin, il capostipite di un’azienda che è sempre rimasta a conduzione familiare, ebbe la felice intuizione. Era il 1967. La aprì a Trino, il paese definito “una zattera galleggiante sulle risaie”, lo stesso in cui in quegli anni entrò in funzione una centrale nucleare.
Da allora, a partire dal fatto che a Trino la centrale è stata dismessa, sono cambiate davvero molte cose. La Mavi Pesca dal 2003 si è insediata nel capoluogo, a Vercelli, e sulla tolda di comando – dopo il passaggio generazionale – oggi ci sono Massimo e Andrea Zanforlin. È cambiato anche il pay off che figura sotto il logo aziendale: “quelli del pesce” è stato aggiornato in “quelli del pesce fresco”. Sono all’incirca 350 i chilometri che separano Vercelli dall’Adriatico ma ogni giorno quintali di pesci e molluschi, acquistati alle aste dei principali porti che vi si affacciano, arrivano a notte fonda alla Mavi Pesca. Partono da una piattaforma di Porto Viro, nel Rodigino, al tramonto. E all’alba sono già stati selezionati, incassettati, ghiacciati e subito smistati nei banchi delle pescherie e nelle cucine dei ristoranti.
Freschezza e qualità alla Mavi Pesca sono le parole d’ordine. «Non tutti lo sanno – avverte Andrea Zanforlin – ma ad esempio c’è branzino e branzino. Se ne trovano perfino a 5 euro al chilo, naturalmente d’allevamento, in genere provenienti dalla Turchia dove sono mantenuti in vasche artificiali e alimentati chissà come. Ma un branzino coi fiocchi, pescato con la lenza in mare, può costare anche 70 euro al chilo e in fatto di squisitezza e valori nutritivi la differenza ci sta davvero tutta. Noi siamo partiti da un’indagine di mercato per scoprire cos’è che effettivamente interessa il consumatore. Freschezza e qualità figuravano ai primi due posti. Il prezzo era soltanto all’ottavo. Il passo conseguente è stato creare un brand che certificasse la bontà del prodotto».
Quel brand è “Amare” e ora spicca nell’insegna del punto vendita inaugurato e aperto al pubblico l’ultimo sabato di marzo presso i magazzini dell’azienda. Ha sostituito con un completo restyling il vecchio spaccio. «Nell’operazione abbiamo investito 100 mila euro – rivela Zanforlin – di cui 80 mila nell’allestimento della struttura e 20 mila nel marketing, con una campagna che ci ha dato grossi riscontri: ci siamo resi conto che in tanti sulla piazza ancora non ci conoscevano. Siamo stati premiati anche sotto l’aspetto delle vendite, con un +22% rispetto al periodo pre-pasquale dello scorso anno».
Dopo una partenza lanciata non è certo il caso di sollevare il piede dall’acceleratore. «Nei nostri propositi – informa Zanforlin – i punti di vendita “Amare” sono destinati a moltiplicarsi e vorremmo anche completare l’offerta proponendo dei piatti pronti da asporto, con specialità gastronomiche. Un servizio cioè teso ad andare incontro a chi non ha tempo per occuparsi della pulitura e della sfilettatura di un pesce».
Attualmente Mavi Pesca distribuisce i suoi prodotti ittici in un’area che copre l’intera Valle d’Aosta e i tre quarti abbondanti del Piemonte. Ma ha tutte le intenzioni di allargare i confini. «Ci stiamo organizzando – conclude Zanforlin – per servire al più presto la punta più a nord, quella dei laghi». Una mossa, c’è da scommetterci, che già prelude ad un successivo sbarco in Lombardia.